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La gioia è una cosa seria

Sara e Gaia ci raccontano con un articolo l'esperienza del Workshop in preparazione al Confronto 2013, avvenuto lo scorso weekend a Valdocco. "Questo workshop è l'inizio di qualcosa di grande: il segno che il Movimento Giovanile Salesiano Italia è sempre più unito e continua ad avere a cuore il cuore dei giovani".


La gioia è una cosa seria

da Quaderni Cannibali

 

“Mai, non ci alzeremo mai, se non muoviamo un passo verso il paradiso, non verrà da noi, così mai certezze non ne hai: è inutile aspettare gli altri quando sai che tutto comincia se lo vuoi!”,   L’alba che vuoi, canzone della band vicentina The Sun Vai alla photo gallery

Tutto comincia se lo voglio. Ma quanto mi impegno a cercare la gioia? La mia gioia nasce dall’impegno? Progetto la mia vita o “faccio cose e vedo gente”? Sto vivendo la mia vita o quella di qualcun altro? Queste sono solo alcune delle domande che ci siamo posti nella prima giornata del workshop in preparazione al Confronto 2013, nella cornice santa di Valdocco, assieme a giovani provenienti da tutta Italia con i quali, lavorando assieme in équipe, abbiamo sperimentato che è la condivisione che fa moltiplicare. 

Sul tema “La gioia è una cosa seria”  si è aperta la catechesi (bella da togliere il fiato) a cura di don Fabio Attard e suor Maria del Carmen Canales, consiglieri generali per la Pastorale giovanile, che ci hanno accompagnato durante i tre giorni del workshop:  L’uomo può esistere solo nella visuale del futuro, ma il futuro si gusta già nel presente (…). Nella fede, il futuro è già qui. (…) Il modo più efficace per troncare l’esistenza umana è privarla di una dimensione successiva al presente, ha detto don Fabio. 

 

Se non lo faccio io, chi lo farà? Se non lo faccio adesso, quando lo farò? Se lo faccio per me stesso, chi sono io? Altre domande, altri interrogativi che ruotano attorno a tre importanti temi: l’unicità della persona, l’unicità del momento presente e l’orientamento verso il mondo dei valori e dei compiti.  

Può essere che tuo papà non creda in Dio, ma Dio crede in tuo papà. Sconcertante e vero. Dio ci ama infinitamente, sta a noi “inventare amore” e “fare abitudine della felicità nel cuore”. Sta a noi, in quanto discepoli di don Bosco, mettere in pratica il “Vangelo della gioia”, avere l’ “audacia della creatività” e cercare di essere, al posto di sembrare.  Abbiamo un piano spirituale, nella nostra vita: conoscere Dio, che è Amore – Gioia; unirci a Lui attraverso la pedagogia della preghiera (un rapporto amoroso dell’anima con il suo Creatore); appoggiarci ai due pilastri della vita spirituale: Confessione e Comunione; mortificare i sensi e costruire le virtù (dico di no perché ho una dignità: voglio vivere con coerenza); servire ed essere apostoli; discernere la nostra vocazione.

Ma, in che modo metterlo in pratica? Suor Maria del Carmen ce l’ha spiegato: facendo buoni investimenti su sorriso e bontà contagiosi; leggendo e riflettendo molto insieme, ma con la nostra testa; imparando ad abbassarci; imparando a sognare scenari nuovi; accettando le responsabilità politiche – civili – della Chiesa; avendo cura della terra e conservando lo stupore della contemplazione dell’universo; leggendo il quotidiano attraverso i suoi simboli; imparando a narrare, ascoltare e custodire racconti, sguardi, lacrime, sorrisi; chiedendoci in quale Dio crediamo, quando preghiamo ed infine (e soprattutto) stando nella Gioia  e comunicandola agli altri.  Le Regole da seguire nel gioco della vita sono semplici ed assomigliano a quelle della dama: si fa un passo per volta, si può andare solo avanti e, una volta arrivati in alto,  si può andare dove si vuole!

Dove si vuole. Non c’è gioia senza sofferenza, ma all’ombra delle tue ali esulto di gioia, Signore.

Oltre alla catechesi, ciò che è stato caratterizzante in questi tre giorni è stata la scansione dei tempi: non abbiamo soltanto lavorato e “prodotto” qualcosa, nonostante ci fosse (e ci sia tutt’ora!) moltissimo da fare. Abbiamo avuto il tempo per pregare assieme, per conoscerci, per formarci, per intessere relazioni che andranno oltre i confini geografici e oltre le differenze dialettali. In questo modo il respiro si allarga ancora di più e ci porta ad essere consapevoli di lavorare assieme agli altri per un unico grande scopo al cui centro ci sono Gesù e il carisma salesiano. Ritrovarsi con un centinaio di ragazzi da tutta Italia apre gli orizzonti, il nostro modo di pensare e di progettare le cose, arricchisce il nostro modo di vivere la fede e il carisma salesiano.

E poi, che dire del luogo dove ci siamo ritrovati? Preparare un evento nazionale proprio a Valdocco, la Betlemme dei salesiani, ci ha aiutati a ricordare le nostre origini e i nostri obiettivi. Celebrare la Santa Messa nella chiesetta di San Francesco di Sales, ritrovarsi a pregare davanti all’urna di don Bosco e adorare Gesù Eucaristia sull’altare della Basilica di Maria Ausiliatrice… Don Bosco ci accumuna tutti quanti e ci richiama a sé aiutandoci a lavorare per i tanti ragazzi d’Italia che ad agosto si ritroveranno a Torino.

Questo workshop è l’inizio di qualcosa di grande: il segno che il Movimento Giovanile Salesiano Italia è sempre più unito e continua ad avere a cuore il cuore dei giovani.

Don Fabio e Suor Maria del Carmen ci hanno lasciato un impegno: vivere i mesi che ci separano dal confronto iniziando ad essere fin da ora TESTIMONI DELLA GIOIA. 

Sara Caon, Gaia Lauri

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