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Addio Abbado, direttore per sempre

Per tutta la vita il maestro ha creato orchestre, coltivato talenti, promosso la cultura. Ricordarlo degnamente significa raccogliere la sua lezione: vivere la musica come valore artistico e civile.


Addio Abbado, direttore per sempre

 

Pochi giorni fa, il 14 gennaio, è morto all’età di 91 anni un protagonista della musica italiana: il compositore Flavio Testi che fu maestro, fra gli altri, di Daniele Gatti. Il figlio Mattia e la figlia Camilla raccontano di aver ricevuto 2 giorni dopo una telefonata da Bologna. Daniele Abbado, uno dei figli del grande direttore d’orchestra scomparso oggi, chiamava per le condoglianze, anche a nome del papà, amico e collega di Testi: “è qui con noi figli, lo stiamo curando”, disse. Claudio Abbado aveva sconfitto la morte per la prima volta nell’estate del 2000. Un cancro lo stava strappando dalla vita e dalla musica: operato a Cagliari, accudito dai figli, volle tornare sul podio, perché solo la musica avrebbe potuto salvarlo davvero.

Dimagrito, alternando cure e prove, seppe addirittura portare a termine tournée impegnative: in Giappone, a Roma, a Vienna. E da lì si avviò uno dei periodi più intensi della sua carriera. Lasciati i Berliner Philarmoniker dei quali aveva scelto di non divenire “direttore a vita” dopo essere successo ad Herbert von Karajan, si dedicò all’Orchestra Mozart - sua nuova creatura - all’Orchestra Mahler, agli amati ragazzi del Venezuela di Antonio Abreu, all’opera lirica ed al disco. Ma, lo scorso settembre, annunciò l’annullamento dei concerti e degli impegni. Forse per l’aggravarsi della malattia, forse per complicanze: la sua proverbiale discrezione aveva impedito di lasciar trapelare notizie precise.

Non possiamo sapere se quella del figlio Daniele è stata una “pietosa bugia”, e se le sue condizioni fossero ormai allo stremo: ma di sicuro Abbado ha lottato per la vita fino all’ultimo. Fino a stamattina.

 

Chi è stato Claudio Abbado? E’ facile rispondere: uno dei più grandi direttori d’orchestra del XX secolo e dell’inizio del XXI. 80 anni compiuti lo scorso giugno, milanese, nato in una famiglia di musicisti e di uomini di cultura (parlava sempre del nonno studioso di lingue antiche), ha diretto le più importanti istituzioni musicale del mondo. Tutte: con la passione per la nostra grande tradizione e per quella viennese, per Rossini, per Mahler, per il Novecento e la musica nuova.

Ed ovunque apriva le porte alla musica: abbattendo le torri d’avorio. La sua passione erano i giovani. Li invitava alla Scala ad assistere alle prove, fondava per loro orchestre, insegnava loro il valore dell’ascolto reciproco come forma di vita civile e di comportamento in orchestra. E si batteva per la musica, la cultura e per gli investimenti da parte dello Stato: Giorgio Napolitano lo ha onorato lo scorso agosto con la nomina a Senatore a vita. Le ignobili polemiche che sono seguite ad un gesto che in qualsiasi altra parte del mondo sarebbe stato considerato “dovuto” e completamente scevro da ricadute di bassa politica, lo hanno certamente amareggiato. Ma il suo impegno a favore della cultura va ascritto fra i suoi meriti umani e civili.

Un’altra amarezza lo ha accompagnato in questi ultimi giorni. La sua creatura, l’Orchestra Mozart di Bologna, ha dovuto sospendere l’attività. Le ragioni di bilancio non sono sufficienti a spiegare un’interruzione che va fatta risalire ad invidie locali e disinteresse. Lo staff dell’orchestra formato da 9 persone è stato congedato. E, cosa davvero grave, le attività nel sociale tenacemente volute da Abbado che erano un fiore all’occhiello dell’orchestra finiranno nel nulla: interventi nelle carceri (un Coro meraviglioso al cui ultimo concerto ha assistito anche il Ministro), negli ospedali, nei reparti di pediatria. Giovanna Fellegara, la coordinatrice delle attività nel sociale, ci ha detto: “per qualche settimana garantiamo comunque la nostra presenza a titolo di volontariato. Non possiamo lasciare soli i bambini e gli operatori con i quali si è creato un rapporto bellissimo”.

 

Ora la morte di Abbado potrebbe dare uno scossone al torpore di chi deve e può decidere. Una grande orchestra quando se ne va per il mondo (e la Mozart lo faceva) rappresenta una Città, un Paese. E questo può non aver prezzo. Né ha prezzo la riconoscenza dei carcerati, dei genitori dei bambini ricoverati in ospedale, dei giovani desiderosi di musica. Sarebbe il modo più giusto per ricordare e ringraziare Abbado per quanto ha donato: Claudio, come amava farsi chiamare, era un appassionato di giardinaggio. Seminava ovunque, e creava giardini. Il nostro Paese ha l’obbligo di coltivare le piante che nasceranno.

 

 

Giorgio Vitali

http://www.famigliacristiana.it

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