Avvento

1- domenica di Avvento - Lectio seconda lettura

La seconda lettura è presa da una lettera scritta da san Paolo alla piccola comunità che aveva creato e che viveva a Tessalonica in Grecia. Siamo in un punto della lettera in cui Paolo esprime un desiderio...


1° domenica di Avvento - Lectio seconda lettura

del 30 novembre 2018

La seconda lettura è presa da una lettera scritta da san Paolo alla piccola comunità che aveva creato e che viveva a Tessalonica in Grecia. Siamo in un punto della lettera in cui Paolo esprime un desiderio...

 

Domenica 2 dicembre 2018
Prima settimana di Avvento

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (1Ts 3,12-4,2)

Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.

 

Lectio

La seconda lettura è presa da una lettera scritta da san Paolo alla piccola comunità che aveva creato e che viveva a Tessalonica in Grecia. Siamo in un punto della lettera in cui Paolo esprime un desiderio:

v.12 “il Signore faccia crescere e abbondare nell’amore/agape vicendevole e verso tutti” le persone della sua comunità che stanno leggendo le sue parole.

Innanzitutto la parola che Paolo usa per Amore in greco è Agape. È una parola speciale e poco usata allora e che i primi cristiani hanno rispolverato (proprio perché nessuno la usava tanto) per indicare il tipo di amore, unico, speciale con il quale ama il Signore Gesù: amare – costi quel che costi, amare fino alla fine, fino a perdonare – in modo così forte da arrivare a donarsi anche a chi non ricambia e chi anzi ferisce, umilia, fa del male. È un volersi bene diverso e molto più forte da quello che ci viene spontaneo. Quello che ci viene spontaneo è un amore fatto di simpatia e di desiderio. Noi vogliamo bene perché uno ci è simpatico, o perché ci attira in lui qualcosa che ci manca e, standogli vicino, riusciamo in qualche modo a beneficiarne. Con questo “amore” è meglio non fingere: non possiamo escludere il conflitto invidioso e competitivo nei rapporti (anche facendo finta che non ci sia): proprio perché ciascuno ha la sua storia e i propri affetti (le cose che gli stanno a cuore e che difende) è “normale” una certa “tensione” nei rapporti, anche quando ci si conosce bene e anche quando, alla fine, c’è un “buon” rapporto, è cosa buona non sottovalutare la forza del conflitto “brutto”. Il conflitto è una dimensione ineliminabile tra noi, perché abbiamo valori (che sono sempre qualcosa di molto concreto e pratico), obiettivi, e affetti. Ci infastidisce che un altro o un'altra occupi una posizione migliore della nostra. In un incontro si può fare spesso l’esperienza che uno sguardo o una battuta siano vissute come minacciose o offensive. Si può ingenerare facilmente l’incomprensione nei riguardi di una “lingua” o un “linguaggio”, un modo di stare insieme e di scherzare, di affrontare le cose, di valutare, ci può capitare di sentirci fuori posto, guardati male, presi in giro. O magari si è “sereni”, perché si sa che… ci si sa difendere, se occorresse.

In secondo luogo, si sa che è ovvio che un gruppo e una comunità, per definire se stessa, includa qualcuno ed escluda chi non fa parte di essa. Invece la parola chiave che Paolo usa è far crescere e abbondare nell’amore/agapeun voler bene / agape vicendevole e verso tutti: noi diciamo “è meraviglioso, ma non è facile”, i santi dicono “sarebbe meraviglioso ma è impossibile”: infatti Paolo realisticamente auspica che sia Dio a far crescere i nostri rapporti nell’amore/agape, perché questo particolare desiderio che è l’amore/agape non è frutto del nostro cuore. Il nostro cuore, di suo, pompa e spinge amore di simpatie e amore di desiderio, fatto di tanta ambizione, di voglia di non finire dietro agli altri, che ritiene giusto aspirare alla superiorità, a possedere le cose che sono belle agli occhi degli altri, ad una buona posizione. È solo il legame con Dio, una sincera amicizia con il Signore, una intimità e un ascolto della Sua parola e una intesa intima con Lui che ci cambia e ci rende buoni e forti come Lui (santi, diceva Paolo). Ma perché dare fiducia a questo tipo di amore / agape? Perché rischiare di mettersi in quest’affare che, oltre a essere evidentemente una cosa che fanno in pochi e che la maggioranza della gente non apprezza o addirittura contrasta, non si sa nemmeno bene perché sia una cosa conveniente? Paolo cerca una risposta profonda:

v. 13 per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori, nella santità, davanti a Dio Padre nostro al momento dalle venuta del Signore nostro Gesù con tutti i santi”Per molti di noi “il paradiso non esiste, esistono solo le mie braccia, in questo piccolo mondo…” (Emma). È doloroso farsi illusioni sul paradiso, si impara che solo ciò che di cui è fatto il nostro mondo, è piccolo ma sicuro. È una esperienza che facciamo in molti modi: non siamo sostenuti, nelle nostre scelte normali o grandi, dal pensiero che la nostra vita arriverà in Paradiso davanti a Dio. È raro che facciamo una cosa pensando se quella cosa che facciamo sarà un altro piccolo o grande passo per costruirmi un cuore e un’anima che sia bella e buona, e che sia come quella di Gesù e Maria, e che sia in grado di fare le cose che faceva don Bosco o i santi che sono cresciuti fino a diventare amici di Dio per sempre.

Quando Gesù è nato, Dio ha sorpreso tutti: è venuto davvero in mezzo a noi. La prima venuta è stata nell’umiltà e nella sofferenza, perché fin da piccolino Gesù ha preso su di sé ogni nostra cattiveria e si è reso disponibile, costi quel che costi, a perdonare tutto per salvarci e trasformarci in qualcuno di buono come Lui. Verrà alla fine di tutto, alla fine del tempo, con potenza e gloria grande, ci prenderà con Sé e vivremo una vita straordinaria e piena. Adesso, dice Paolo, viviamo in questa precisa situazione: viviamo nel ricordo della sua incarnazione, del passaggio di Gesù sulla terra, e nell’attesa della sua venuta definitiva “con tutti i santi”. Paolo ci suggerisce dunque come vivere nel frattempo: irrobustendoci nelle cose che contano e non si logorano nel tempo, ma permangono vere e belle.

(Don Vincenzo Salerno)

 

Per la riflessione personale

  • Rileggo la lettera di Paolo: quale buona notizia regala alla mia vita?
  • Le relazioni che vivo cerco di affidarle al Signore perché sia Lui a farle crescere oppure Dio non entra affatto nei miei affetti?
  • Come vivo il frattempo? Irrobustendomi nelle cose che contano o sprecandolo in superficialità e rapporti banali?

 

Poesia "E cielo e terra e mare"

E cielo e terra e mare invocano
la nuova luce che sorge sul mondo:
luce che irrompe nel cuore dell’uomo,
luce allo stesso splendore del giorno.

Tu come un sole percorri la via,
passi attraverso la notte dei tempi
e dentro il grido di tutto il creato,
sopra la voce di tutti i profeti.

Viviamo ogni anno l’attesa antica,
sperando ogni anno di nascere ancora,
di darti carne e sangue e voce,
che da ogni corpo tu possa risplendere.

Per contemplarti negli occhi di un bimbo
e riscoprirti nell’ultimo povero,
vederti piangere le lacrime nostre
oppur sorridere come nessuno.

© David Maria Turoldo

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